Al salutar delle fronde
M’è lieto qui pensarti.
Col vento che mi carezza
le gote, immagino
la tua mano che mi sfiora.
Son stato colmo di promesse vane
E parole gettate all’aere.
D’una breve parentesi serbo,
comunque, giorni lieti.
Seppur lmbra ne ricalchi la fine.
Ogni giorno ripercorro la storia,
di come ci rincontrammo
e come ci lasciammo
Per motivi strani.
Difficili, ora
Da ricordare.
Non ho il rancore
A dipingere il paesaggio d’un racconto
Intrapreso in un impulsivo bacio.
Avrei voluto percorrere
Quei campi d’oro,
come cantava quel tale.
Senza la prmessa
Di un futuro probabile.
Avrei lasciato alla luce del giorno
Il rossore e l’imbarazzo
Di una prima volta.
E t’avrei baciata
Fino a consumare labbra e pelle.
Ma,
qui si parla e si parlerebbe
in forme che lasciano intendere
rimpianti d’una storia conclusa.
Eppure eravamo noi
Nei campi candidi
e caldi del nostro amore?
Non come quel tale,
ma forse ugualmente sereni
di ciò che s’avea.
Se le cose mi dovessero
Alla mente tornare, e con esse tornasse il tuo viso,
sorriderei d’una pacata
rassegnazione, che ti saluta
com’ora queste fronde salutano i passanti.