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Questo vuol essere uno spazio in cui possano trovare voce e visibilità le parole di un giovane con la passione per la scrittura creativa. Ciò che chiedo sono dei semplici pareri, impressioni, opinioni e consigli su ciò che scrivo e su ciò che trasmetto con queste mie righe.
Se sei interessato a conoscermi meglio o, magari, a prendermi a male parole, questo è il mio indirizzo e - mail: Leoneras@gmail.com

Grazie infinite dell'attenzione e buona lettura :)

Leon

martedì 28 maggio 2013

Una storia da raccontare


Rimettiamo insieme i tasselli
d’una storia che tradisce ogni canone.
O li rende tanto scontati da essere inadatti.

Quando cantavo al sole
e chiedevo ai suoi raggi una carezza
pronunciavo il calore di parole mai dette.

Di sorrisi strani e liti sconnesse
abbiamo riempito l’aria
prima che, assieme alla notte,
questa spiasse le frasi pronunciate dalla nostra pelle.

Lemmi sopiti nel luogo
in cui siamo stati ubriachi di sogni.
Lontani dalle logiche
che imbavagliano pensieri nati tra le pieghe di un divano
su cui il mio cuore riposa e muore,

trafitto da cose non dette.

sabato 25 maggio 2013

Sull'ultimo letto

Quando andrai da lei
Dille che l’ho amata
Come il ciliegio brama l’alba.

Dille
Che mio era il suo respiro, e forte vibrava
come il vento impetuoso
che scaglia via le nubi e i lampi.

Dille,
che la nostra passione,
impetuosa come il cielo di tempesta,
era il sangue che fluiva
fino all’ultimo strato di pelle.

Quando la vedrai
Dille
Che finirò come il mare sulla scogliera
Che si scaglia e muore
Contro un muro di rimpianti.

E dille che l’ho amata,
perché solo Ella so amare.
E muoio, ora,
perché mancano Il sole e l’aria,
 il sangue e il vento che Lei era,
Ed ora non più.



Prima dell'alba

Eccomi qui
a stringerla ancora una volta.
Mentre fuori nasce il sole
qui muoiono brevi sospiri.

Potessi svegliarla
e lasciare tutto ad un’altra Diana.
Celebrare insieme
La morte di un altro giorno di sguardi spenti.
Mentre la stringo ancora,
ella mi sfugge via.

Perché passata l’alba
passeremo noi,
ed io vorrei

coprire la luce con un lenzuolo candido.

Caffè di commiato

Ti ho sentita
la mattina dopo la tua partenza.

La solita voce affannata
che solitamente anticipava
il suono della sveglia.
Puntuale nel tuo anticipo
non mancavi mai l’appuntamento alla mia porta.

Distratto, 
credendoti  ancora,
ti risposi in maniera svogliata
nell’illusione di vederti  subito alle prese col caffè.

Ancora cinque minuti, ti chiesi,
prima che sparissi
ricordandomi che il giorno dopo non saresti venuta.

Al tuo posto trovai mia madre,
che alla tua stessa maniera
colmava il bricco di fumante affetto.

Ne bevvi un sorso,

con due dita di lacrime.

Più non vidi


Colui che non sa non vede,
ed io son diventato cieco.

Corressi gli strafalcioni di un cuore
Che morì ignorante
di quel che la ragione insegna.
Alla Sua morte dimenticai,
dimenticai di sapere-

Non seppi più,

e più non vidi.

Chiesi di te

Chiesi di te,
ma nessuno seppe rispondermi.

Chiesi allo stomaco
Che forse ricordava i crampi subiti
ogni volta che mi camminavi intorno.
Chiesi alle mani,
magari memori della pelle che carezzarono.

Ai capelli, agli occhi,
al naso, alla bocca.
Nesssuno ti riconobbe.

Poi domandai al petto
e lo trovai muto.
Vestito di nero per il funerale del mio cuore.


Senza far rumore

Un canto tra i sospiri
che nascono dal mare
a me giunge senza far rumore.

Lascia l’impronta nei pensieri che poggio
sulle ali candide dei gabbiani diretti
oltre un oceano di cui conosco solo il nome o il colore.

Ah, candide piume, le stelle toccate
e lasciate che il mio sogno le sfiori!

Ad una donna che al di là del mare
attende Il ritorno di un cuore girovago,
chiedo a voi di portare il silenzio di questa mia pelle.

Ditele di carezzare il mare
come fossi io stesso il mare.
Ed io stringerò nelle mani le onde,
come fossero, quelle onde, le mani sue.

Lasciate che canti come quei sospiri
che il mare prende e rende ad un uomo.
Senza far rumore.